Continua il negoziato tra le varie componenti del Pd sul problema delle regole del prossimo Congresso. La commissione che se ne occupa, presieduta da Guglielmo Epifani, e’ praticamente in riunione permanente da ieri pomeriggio tra contatti e telefonate che si accavallano. C’e’ il rischio che anche domani, prima giornata dei lavori dell’Assemblea nazionale piddina, che si terra’ presso l’Auditorium di via della Conciliazione con inizio alle 17, ci siano frenetiche trattative prevedendo che il voto sulle proposte finali possa tenersi sabato mattina. Il punto di maggiore dissenso riguarda la tempestica dei congressi regionali, problema che a prima vista puo’ sembrare burocratico. I renziani chiedono che l’elezione del segretario nazionale sia contemporanea a quella dei segretari regionali. I cuperliani auspicano invece che questi congressi si svolgano dopo le assisi nazionali. Obiettano i renziani: in primavera ci sono molte scadenze, a iniziare da elezioni amministrative ed elezioni europee, se non addirittura politiche anticipate se dovesse implodere il governo guidato da Enrico Letta. Quindi, c’e’ il rischio concreto che a comporre le liste e a preparare scadenze politiche cosi’ decisive siano i vecchi segretari regionali, quelli della segreteria di Pier Luigi Bersani. Matteo Renzi, se sara’ eletto segretario, rischia percio’ – argomentano ancora gli eponenti della sua corrente – di essere un leader accerchiato e depotenziato. Ribattono i filo Cuperlo: Renzi non puo’ pretendere di correre per le primarie su un tappeto rosso che deve portarlo al trionfo sia nella leadership del partito, sia nelle primarie per la premiership del centrosinistra. Secondo alcune indiscrezioni, i toni della polemica si sarebbero alzati in alcuni interventi nella commissione, ricordando quelli di Massimo D’Alema di un anno fa (”Se vince Renzi, il centrosinistra e’ finito”). E’ probabile che alla fine le componenti piddine siano costrette a trovare l’accordo. L’Assemblea nazionale si presenta alla vigilia dei suoi lavori incontrollabile, in quanto rappresenta una composizione politica stabilita sui risultati del Congresso del 2009 (da oltre 1000 si e’ ridotta a poco piu’ di 800, per essere valida devono essere presenti il 50% piu’ 1 degli aventi diritto). Ne’ Renzi, ne’ Cuperlo hanno una maggioranza tale da imporre le proprie scelte. Si prevede che le due maggiori componenti piddine (alle quali occorre aggiungere quelle di Gianni Pittella e Pippo Civati, gli altri due candidati alla segreteria) finiranno per siglare la pace, preoccupate anche del precipitare della situazione politica dopo il videomessaggio di Silvio Berlusconi di ieri e il voto della Giunta per le elezioni del Senato. L’accordo finale potrebbe consistere nella data ravvicinata del Congresso nazionale (15 dicembre?), nello stabilire che alle primarie per eleggere il nuovo segretario del partito possano partecipare iscritti e non iscritti al Pd, nel permettere che alle primarie per eleggere il candidato premier del centrosinistra possano partecipare altri candidati (Letta?) oltre al segretario del partito. Se non ci fosse la fumata bianca, rimarrebbero in vigore le regole del Congresso del 2009, che prevedono almeno tre o quattro mesi di procedure prima che si svolga l’assemblea congressuale. Un rischio quest’ultimo che i renziani non vogliono correre. Saranno costretti a cedere sulla tempistica dei congressi regionali? Le decisioni dell’Assemblea nazionale relative alle regole congressuali dovranno essere approvate da una apposita riunione della Direzione del Pd.
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